Un re aveva tre figlie di cui la più giovane, Psiche, era di una tale bellezza che era paragonata a Venere stessa, che avrebbe uguagliato e superato di bellezza. Venere, invidia e pazza furiosa di questo paragone, incaricò suo figlio Cupido (Eros/Amore) di fargli amare l’uomo più brutto della terra, colpendo Psiche di una delle sue frecce. Ma vedendola, Cupido si innamorò di lei ed incaricò Zéphir, dio del vento ovest ,di portarla nel suo palazzo lontano da tutto.
Psiche rapita dagli Zéphirs, Pierre Paul Prudh’on, 1808. Musée du Louvre.
Nessuno essere vivente viveva in questo palazzo ed intorno. Solamente di notte, nell’oscurità totale Cupido raggiungeva Psiche nel suo letto, vietandola di mai provare a vederlo. Annoiandosi da sola in questo palazzo, Psiche ottenne da Cupido di far venire le sue due sorelle. Queste persuasero loro sorella di passare oltre a questo vietato e di provare a vedere se non fosse un essere mostruoso che si manifestava solamente nell’oscurità.
Amore e Psiche, François Picot, 1817. Musée du Louvre.
Una notte, Psiche accese una lampada per finalmente osservare quest’essere che la visitava ogni sera. Quando scopre la faccia di Eros, agitata per la bellezza del giovane uomo addormentato, lasciò cadere su di lui una goccia di olio cocente. Svegliato, Cupido capisce che Psiche ha visto chi fosse, e sparì per raggiungere sua madre a chi confessa il suo tradimento, lasciando Psiche da sola nel palazzo.
Amore e Psiche, Jacopo del Zucchi, 1589. Galleria Borghese, Rome.
Esasperata, Psiche ricercò ovunque il suo amante e finisce per rivolgersi a Venere stessa che, tutto alla sua vendetta la mantenne in schiavitù e gli impone quattro prove. Queste prove erano apparentemente insormontabili, pero gli amici di Cupido portarono a Psiche il loro aiuto: alcune formiche l’aiutarono a sortare dei semi mescolati tra esse. Doveva riportare la lana di pecore mangiatori di uomini, un giunco gli consigliò di tosarle durante il loro sonno. Un’aquila attinse per lei l’acqua dello Styx, il fiume degli Inferni. Per finire, Venere gli ordona di scendere agli Inferni per riportargli un flacone che contiene un unguento di bellezza detenuto da Proserpine.
Convinta che non potrebbe compiere questa ultima prova, stava per gettarsi da una torre, quando quest’ultima (la torre) gli diede dei giudiziosi consigli: dare a Cerbero, il cane a 3 teste e custode degli Inferni, un dolce impregnato di sonnifero; di munirsi di due oboli per pagare all’andata e al ritorno Charon, il passatore del fiume Styx, e che quando sarebbe da Proserpine, di non sedersi e di non mangiare, per non rimanere eternamente nel mondo sottoterraneo. Soprattutto non doveva aprire il flacone che la dea gli rimetterà. Ma sul ritorno, desiderosa di provare l’unguento di bellezza destinata a Venere, aprì il flacone, e respirando il fumo mortale che se ne liberò, ne morì.
Psiche apre l’unguento di bellezza, John William Waterhouse, 1903.
Cupido finalmente pardonato da sua madre, partì alla ricerca di Psiche, e trovandola morta, la risuscitò con una delle sue frecce. La portò nell’Olimpo, dove Giove (Zeus) celebrò la loro unione di cui nacque la loro figlia Voluttà.
Amore e Psiche, François Gérard, 1798. Musée du Louvre.
Psiche e Amore, William-Adolphe Bouguereau, 1889. Tasmanian Museum and Art Gallery, Hobart.
I ratto di Psiche, William-Adolphe, 1895. Collection particulière.
Bouguereau ne fa anche la sua propria interpretazione rappresentando i due protagonisti non adulti, conformemente alla tradizione letteraria, ma come bambini (1890):